3.26: ora un senso ce l'ha.

 "Servirebbe avere occhi profondi, grandi
Come due pozzi neri
Per buttarci dentro quello che vedi
E pure l'amore che non cedi
Servirebbe avere gli occhi profondi
Per imprigionare la tua assenza
Non lasciarla mai venire fuori
Perché non diventi dipendenza
E' più bella questa città quando sale la luna
Mentre dormono tutti già
Tutti tranne me"
Emma Marrone







Venezia: It's a Big Race. Go Run It.

Questo lo slogan che da mesi accompagna la non preparazione alla Venice Marathon. Venezia doveva essere il mio esordio in Maratona, in realtà è stata la mia 2° maratona e per assurdo il mio PB (termine che mi fa sorridere se riferito alla sottoscritta) non è stato qui. Ma Venezia sarà per sempre la mia Prima vera Maratona. E' stata una Festa alla fine, più bello di quanto potessi immaginare o sognare...

Già perché la mia Corsa è iniziata in sogno il sabato notte. Sarà stata la polenta fritta della cena o l'ansia del cambio d'ora e della sveglia alle 4, ma sabato notte mi sono sognata la mia maratona e di arrivare al traguardo in 3h 26'. Neanche in un'altra vita correndo quotidianamente e andando di ripetute potrò mai raggiungere quel tempo, quindi domenica mattina al risveglio quei numeri mi "angosciavano" un po'. Sul bus per Venezia ho provato a dormire un po', riuscendoci poco. Mi avevano detto dormi e se non dormi chiudi gli occhi e non pensare, se pensi consumi energia. Ci ho provato, ma aprire gli occhi in autostrada e leggere Padova ha fatto fare un salto indietro di 20 anni e la spillina rosa dell'AIRC sul petto ha come si dice aumentato il carico.


Da settimane insisto sulla mia pagina FB per la raccolta fondi a sostegno della ricerca, Venicemarathon infatti associa alle proprie iniziative sportive una finalità benefica, sostenendo diversi progetti di solidarietà coinvolgendo anche noi maratoneti. Così avevo deciso di dare un "senso" alla mia "impresa sportiva" affiancando un'impresa solidale, correndo e raccogliendo fondi per una buona causa. E così è stato.

All'arrivo quel senso di agitazione non smolla, le mie compagne di Viaggio non sono lì e io in mezzo a quel migliaio di persone mi sento un po' persa. In quel momento mi chiama Ela al telefono e mi da la carica e nel giro di poco trovo anche Rosa. Mettiamo il pettorale dell'AIRC e distribuiamo le spilline rosa. Ci posizioniamo alla partenza emozionate, guardiamo il cielo e si intravede uno spicchio di arcobaleno nonostante il sole. Rosa mi dice guarda sono i nostri angeli. E un nodo arriva in gola.

Si parte. Sto con Rosa e Ferdi dietro a farci la guardia. Non sto andando bene, non parlo solo di tempi, non mi ero data delle velleità come le chiamiamo noi sul tempo, ma non sto andando bene. Mi trascino fino al 15K e al ristoro in preda alla rabbia prendo un gel... confidando nell'effetto placebo. E inizio a brontolare... tipico della Farneti. Come dicono molti, la Farneti polemica. Esatto la Farneti incazzata col mondo sempre e comunque. E a Marghera nel pezzo più triste, do un po' di matto... cammino dopo i ristori e "piagnucolo" con Rosa e Ferdi e dico doveva essere una festa, sta diventando un incubo...

Ro allunga un po' il passo, sa che quando "mi piglia male" è meglio lasciarmi sbollire.
Ferdi il saggio usa le sue parole per coccolarmi come sempre. Sarebbe bello correre in gruppo, ma la maratona è una corsa personale, ognuno ha il suo di tempo, dentro. E nonostante questo rimane li a farmi da sostegno. Già è una corsa personale, troppo personale, e ognuno ha il suo tempo, dentro.
E li mi torna in mente il sogno siamo dopo il 22k e comincio a dirmi certo 3 e 26 se continuo cosi mi ci vogliono 3 ore per fare 26k... passo il ristoro del 25k con le orecchie basse e tanta rabbia dentro, ma sento un vai Valentina... e ingenua dico ma chi mi conosce qui? Lo leggono dal pettorale, ovvio!

Vedo una rotonda e il segnale dell'ospedale... in quel momento io non so cosa sia scattato, o forse lo so. So che lo capisco poco dopo. Inizio ad aumentare il ritmo, supero il Ferdi e torno finalmente sotto i 6', le gambe iniziano a girare e mi sento spinta da qualcosa, un nodo arriva in gola e mi viene da piangere. E inizio a piangere. E vedo il cartello 27k... qualcosa è successo al 26k. E ora capisco il 3... e l'arcobaleno. Non ero più sola, qualcuno correva con me. E ha corso con me per quei 16k finali.

C'erano due ragazzi poco più che ventenni che correvano con me, e hanno anche un nome: Emma e Matteo. Ma li vedevo solo io. Erano li per me e con me. E io ero li per loro e per tutti quei bimbi che 20 anni fa hanno diviso con me una stanza o il corridoio dell'ospedale di Padova.

Tutto ha preso forma e un senso. 20 anni fa eravate solo 2 bambini, posso aver dimenticato il vostro viso, ma non il vostro nome. Due nomi che come una cicatrice sono rimasti dentro. Ci sono cicatrici che ti rimangono sulla pancia, ma altre rimangono dentro. Come quella rabbia che se non riesci a incanalare ti logora dentro. E dal 26k è iniziata la mia Maratona, ho iniziato a sorridere e dare un senso a quella spilla.

Al 30k riprendo Rosa che teneramente si scusa per avermi lasciata, le dico di non preoccuparsi che sto bene e che devo andare, poi ti spiego... :-) avevo le ali ai piedi.
Non importa quale fosse la mia media. Io mi sentivo leggera e avevo voglia di arrivare! Sul ponte da Mestre a Venezia supero altri compagni di squadra che mi salutano e incitano, e lì l'emozione è alle stelle. Vedo Venezia e mi dico questa è la MIA corsa, la NOSTRA festa. Tutto questo ha un senso ora, e quella ragazza sempre in guerra con tutto e tutti ora corre felice e leggera, tanto leggera. Quei 14 ponti che tanto mi avevano preoccupato sono semplicemente la parte più bella per me, un saliscendi con la laguna al mio fianco. Uno spettacolo. Supero tante persone, e corro l'ultimo km con la mia media più bassa. L'ho visto stamattina neanche me ne ero accorta, anche se sentivo quella spinta. In piazza San Marco distribuisco sorrisi e batto il 5 a tutti. E all'arrivo sorrido al fotografo e gli indico col dito la mia spilla. Ho corso CON ma soprattutto PER quella spilla.




Perché la vita è una Corsa e correre mi ricorda ogni volta quanto possa essere bella e imprevedibile la Vita. La Vita non è un viaggio in piano, è un continuo alternarsi di salite o discese. E se la vuoi vivere non puoi fermarti a metà salita o farti travolgere dalla discesa. Devi correre... e quei ponti ieri me lo hanno ricordato bene.



E ora tutto ha un senso anche i messaggi di tanti amici: ti meriti giornate così... avevi una luce negli occhi che mi faceva tremare dall'emozione... ecco sono messaggi così che ti fanno capire ti aver fatto qualcosa di bello, non solo per me, ma anche per gli altri.
Per dare un senso alle cose, anche quando un senso non ce l'ha...



 ♥ Per Emma e Matteo.


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