Hopper non c'entra



"Le Parche cantando vaticinavano
 le sorti degli uomini nascenti e de' morenti"



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Fra le varie immagini social che ci bombardano in questi giorni mi ha colpito un'immagine la cui didascalia diceva siamo tutti dentro a un dipinto di Hopper
Inizialmente pensando ad alcune opere ho sorriso e pensato effettivamente, pensando a chi come me è a casa e non in prima linea. 
Effettivamente siamo tutti in attesa, sospesi come in quei dipinti. Però c'è una differenza, spesso in quei dipinti le persone sono vicine fisicamente, ma distanti emotivamente. Per noi è l'esatto contrario. Dobbiamo stare a distanza di sicurezza, ma empaticamente siamo vicini. 
O almeno dovremmo esserlo. Tutti. Con il prossimo.
O almeno mi piace pensarlo e immaginarlo.

Questa pandemia sta mettendo a dura prova la mia città e sta tirando fuori il meglio o il peggio delle persone.

Qualcuno ha riscoperto il piacere di comunicare veramente, di parlare e di ascoltare.
Qualcuno no: è scappato ancora più lontano.
Qualcuno si è addirittura approfittato della situazione. Ma il tempo rimette tutto al proprio posto, ogni re sul proprio trono e ogni pagliaccio nel proprio circo. 
(Non entro nella polemica.)

Questo uragano, quando sarà passato, potrà insegnare molto a chi lo vorrà o comunque mostrare a tutti che la strada giusta per ricominciare non sarà la più facile, ma la più dura. Come spesso accade nella vita.
Serve coraggio. Coraggio oltre la preoccupazione e la rabbia. 

Nei periodi difficili si va avanti a piccoli passi, con piccole gesti. Giorno per giorno, senza pensare troppo al futuro, nemmeno al domani. Concentriamoci sul momento. Puliamo la casa, cuciniamo, leggiamo, facciamoci belle, preoccupiamoci anche dei nostri vicini di casa. Abbiamo fatto un passo avanti. Consoliamoci e andiamo avanti, e senza accorgerci passeranno i giorni.
Sono giorni unici, nel vero senso della parola. Giorni in una città deserta, scanditi dal suono incessante delle ambulanze. E ogni volta una reminiscenza scolastica mi riporta questa immagine che tanto mi aveva colpita da ragazzina: le Parche. Soprattutto quella con le forbici pronta a tagliare il filo della vita di qualcuno. E' inquietante lo so, ricorda un film dell'orrore a volte, ma si impara a convivere con la paura, con la rabbia e la preoccupazione.
Ogni giorno ci si adatta e si cambia qualcosa dentro di noi se vogliamo adattarci meglio al cambiamento.
Mi auguro che il cambiamento di ognuno implichi più consapevolezza e soprattutto che nessuno rimanga come era.

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