come gli elastici

"Tutti i runner sono uguali,
alcuni sono solo più veloci"
Anonimo.
Oggi ho corso la BAM, la Brescia Art Marathon. O meglio io ho corso la BAMMINA... la Brescia Art Maratonina, la mia Mezza.
Le premesse non erano le migliori, nonostante il sole.
Sapevo che avrei corso da sola, il grande Wolly mi aveva avvisato che ci saremmo trovati al traguardo, oggi ognuno teneva il suo ritmo. E la cosa un po' mi aveva preoccupata in questi giorni, per non dire angosciata, perché non sapevo se ero pronta per correre da sola.
Sono partita piano, con le mie cuffiette e ho cominciato a "carburare" lentamente. Il sole ha fatto la sua parte, ma la parte più grossa l'hanno fatta loro. Quelli "bravi e buoni" come spesso vengono etichettati,  ma per me veri angeli della corsa.
Sono reduce dall'acquisto del libro "ogni giorno vale una vita", storia di una donna che giovanissima scopre di avere il Parkinson, malattia che indirettamente sto vivendo in prima persona..." convive con il Male, ma ha scoperto la gioia di essere al mondo e ne assapora ogni istante e ogni sfumatura.
La sua è una storia di dolore e di gioia, di disperazione e di entusiasmo, di crolli e di resurrezioni.
Una storia esemplare e verissima, che dimostra come il "pensare positivo" può alleviare il fardello di una malattia incurabile."
E oggi mentre correvo pensavo, "ogni Mezza vale la pena". Guardavo questo gruppo "insieme alla meta" che a staffetta spingevano ragazzi disabili in carrozzella, ma allo stesso tempo ridevano e scherzavano con noi comuni corridori. Come persone comuni facendo la cosa per loro più naturale. Si è creato così un bel gruppo solidale che si tirava a vicenda. A questo gruppo si è aggiunto un ragazzo giovane claudicante, ma con una grinta e una velocità degna di un vero runner. Il suo sorriso, i battiti di mano che faceva a ogni grido di entusiasmo del pubblico erano contagiosi... e poi è arrivata lei al 17km. La mia ombra, perché c'è stata fin dall'inizio senza che io me ne accorgessi. Una Donna, con la D. Perché una donna che con gli occhi lucidi che mi si affianca e mi dice "oggi se non ci fossi stata tu avrei mollato da subito....invece quando staccavi cercavo di starti dietro..." così gli ultimi km li abbiamo fatti insieme, trainandoci. O meglio tirandoci a vicenda, come i ciclisti. E oggi ho capito cosa voglia dire.
Tirare. Fare squadra. Quei ragazzi quando mi superavano sembravano avere un elastico che si allungava per tenermi ancorata e non mollare. E io ho sentito il dovere di voltarmi l'ultimo km a cercare quegli occhi che erano rimasti un po' indietro. E lei che mi diceva " ci sono ci sono!"
Beh io ho fatto quell'ultimo km piangendo coi singhiozzi, col fiato corto non per l'affanno, le gambe andavano benissimo! Ma per il nodo in gola di essere stata forte, più forte della stanchezza o della paura di non farcela. L'idea di essere stata io di aiuto per qualcuno, l'appiglio di qualcuno che avrebbe mollato senza di me è stato terapeutico. E fare gli ultimi metri incitando io chi rallentava o camminava, mi ha stupito...mai avrei pensato di essere io quella che al traguardo dice "non mollare, ce la puoi fare, tieni duro..."
C'è sempre una prima volta!!!

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