Balliamo sul mondo...anzi sul cielo

Due non è il doppio
ma il contrario di uno,
della sua solitudine.
Due è alleanza,
filo doppio che non è spezzato
.
Erri De Luca






Si torna in montagna, poca ma buona!
Pochi km e soprattutto poco dislivello rispetto a cosa "mi aspetta" sulle Dolomiti... ma come si dice, l'appetito vien mangiando, quindi la montagna vien scalando. 

Domenica ho corso In coppia verso il cielo. Niente ali o voli pindarici questa domenica, questa volta abbiamo fatto andare le gambe come si dice. Gara a cronometro a coppie Femminile/Maschile/Mista, di 13 km, parte su asfalto, parte su un sentiero altamente suggestivo che porta fino in cima al Monte Poieto, uno dei luoghi più attraenti del territorio bergamasco. Diceva la descrizione: panorama mozzafiato, aria incontaminata e lo scenario spettacolare delle prealpi Orobiche.




Detto, fatto. Anche meglio della descrizione. Corsa a coppia. Si pensa che la corsa sia uno sport solitario, certo per i professionisti lo è, per me anche no. Ci sono uscite in solitaria, anche qualche gara, soprattutto la Maratona è giusto che per me sia stato così. Ognuno ha il suo tempo e i suoi tempi, i suoi obiettivi e i suoi fantasmi, e la Corsa è sempre un modo per affrontarli. Poi ci sono corse che è doveroso condividere con chi è in sintonia con te o ti completa e ti compensa. E domenica io e la mia compagna di Viaggio ci siamo compensate e sostenute e soprattutto divertite. Soprattutto io, la capretta tibetana come ormai mi ha soprannominato la mia amica Ela. Quando vedo roccia, sassi sorrido e via, si va!

Quando dico via si va, ovvio è inteso nei miei limiti :-) cronometrici.

Non corro per vincere una medaglia, quello è ovvio da tempo! Ma come tanti corro per vincere la mia battaglia personale. Con la pigrizia a volte, con la mancanza di fiducia altre, con la rabbia, con lo stress altre ancora. Ecco perchè corro. Perchè correre mi ha semplicemente insegnato (e lo fa ogni volta) a soffrire, perchè ammettiamolo ogni volta che inizio una corsa mi ripeto chi me lo ha fatto fare, questa è l'ultima... ecc ecc e ogni volta superato il traguardo sorrido e dico ok la prossima cosa facciamo?
E si alza l'asticella, ogni volta.
La corsa mi insegna a soffrire, non per autolesionismo! Mi insegna a sopportare la fatica e a gestirla. A combattere quella vocina che ti dice dai molla tutto e andiamo a casa, ti insegna a non mollare.
E in quel momento pensi se la finisco posso fare di più la prossima volta.
Devo averlo proprio pensato quando mi sono iscritta al Brenta!



Non so se sia saggezza o incoscienza, di sicuro non ho il senso della misura :-) perchè quando mi sono iscritta al Brenta ho guardato i km, e non ho dato molto peso al dislivello! Solo settimana scorsa curiosando per bene nel loro sito ho visto il tempo limite massimo...  14h 30 minuti ecco lì mi è preso un po' male: mi sono immaginata a vagare per i monti per più di mezza giornata... ecco un attimo di panico è arrivato. Non metto le mani avanti sia chiaro :-) non sono di quelle che allo start dicono non mi sono preparata, e poi ti picchiano fuori il tempone.
La Vale non lo dice, lo da per assodato!
Quando domenica sentivo tu che strategia hai intenzione di adottare? Come scusa? E' un gioco di ruoli? Io sono qui "solo" per correre :-)
Ecco appunto non corro per vincere, ma ammiro chi lo fa, ma come dico altra categoria! Io corro per divertirmi, stancarmi ma caricandomi di endorfine. Quelle non sono mai abbastanza, di quelle bisogna fare scorta.
Soprattutto in vista di un bel dislivello.



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